Il turismo in Italia gode di ottima salute: il 2017 ha registrato il +5.3% degli arrivi e il +4,4% delle presenze; è cresciuta inoltre, per la prima volta, la componente internazionale rispetto a quella domestica.
Sono questi alcuni dati emersi dal "XXII Rapporto sul turismo italiano’, curato dall'Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Cnr, e presentato alla Bit a Milano lo scorso 10 febbraio.
“Il quadro è positivo anche con riferimento al 2018 se si guardano le presenze rilevate presso gli esercizi ricettivi che, secondo le stime dell’Istat, si attestano tra 425 e 430 milioni, raggiungendo un nuovo record rispetto a quello registrato nell'anno precedente (420,6). Per il 2019, si stima un ulteriore aumento degli arrivi (+4%)”, ha commentato Alfonso Morvillo, direttore del Cnr-Iriss.
La spesa nazionale complessiva è rappresentata per il 39,2% dalla componente internazionale e per il 60,8% da quella ‘nostrana’, mentre l’occupazione ha raggiunto la soglia di circa 3,5 milioni di unità di lavoro, pari al 13,9% del totale nazionale. Se si considera il comparto del turismo allargato (consumi dei turisti, spese e gli investimenti delle aziende, spese del Governo Centrale e dei Governi Locali nel settore), il valore aggiunto risulta pari a circa 195,99 miliardi di euro: oltre il 10% del PIL complessivo del Paese.
Non mancano tuttavia delle criticità se si guarda al posizionamento competitivo dell’Italia. “In particolare, la quota di mercato relativa agli arrivi internazionali se calcolata su scala globale mostra un incremento (dal 4,2% al 4,4%), mentre se riferita ai paesi dell’Europa mediterranea evidenzia un calo (dal 22,1% al 21,8%), attestandosi al valore più basso rispetto agli ultimi 25 anni. Inoltre è stata rilevata una concentrazione geografica: Lombardia, Lazio, Toscana, Veneto ed Emilia-Romagna esprimono oltre il 54,3% della spesa di provenienza esterna alle stesse”, ha concluso Morvillo.
Il Rapporto, in coerenza con quanto sostenuto nell’Historic Urban Landscape dell’Unesco, sottolinea anche la necessità di realizzare politiche finalizzate alla valorizzazione del genius loci e allo sviluppo di nuove forme di turismo sostenibile, imponendo un nuovo modo di interpretare il turismo, sempre più legato al concetto di slow, inteso come desiderio di venire a contatto con persone e culture locali, alla ricerca dell’autenticità dei luoghi nell'esperienza di visita.